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e pensare che ne post precedente avevo scrtto che non avevo tanta voglia di aggiornare il blog..
addirittura 2 post in un giorno! davvero un record..
ma sapete come vanno quese cose, a volte accentdi la tv per non mangiare in completo sinlenzio, visto che sei solo a casa, e finisci col penirti amaramente di averlo fatto.
preghi dio perchè sia tutto falso, ma sai che non è così.
ti colpiscono in pieno petto con notizie che non ti riguardano in prima persona, ma che fanno male come fossere davvero tue personali, perchè ti rendi sempre più conto che vivi nel posto sbagliato e che se qualcosa del genere capiterà a te o ai tuoi familiari finirà così anche a te.
senza nessuna giustizia.
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Circeo, torna libero uno dei killer
Gianni Guido affidato ai servizi sociali dal Tribunale.
I genitori: ha diritto a rifarsi una vita
Quindi Gianni Guido non è già più un «detenuto». Dopo il lavoro, cioè, non deve tornare in carcere. La sera rientra nella casa dei genitori (a due passi dalla Nomentana) e dorme nel suo letto. Secondo il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), finirà di pagare del tutto il suo conto con la giustizia tra poco più di un anno, nell'agosto 2009. Ma intanto è un uomo libero. E non è poco. Oggi Guido ha 52 anni e gli ultimi 14 li ha passati in cella, ha studiato, si è laureato in Lingue e Letterature Straniere e non ha mai voluto farsi intervistare da nessuno. Il papà Raffaele e la mamma Maria avrebbero preferito ovviamente che la notizia non trapelasse. In cuor loro, è naturale, vorrebbero tanto che questa storia venisse dimenticata per sempre. Ora temono, invece, lo scatenarsi di nuove polemiche, nuovi veleni. «Mio figlio ha pagato. E comunque non sarà facile rifarsi una vita alla sua età - sospira la signora Maria, discendente di un'importante famiglia di armatori napoletani Noi di sicuro in tutti questi anni non l'abbiamo mai abbandonato ». «Cosa farà Gianni dopo aver espiato fino in fondo la sua pena? Non importa - aggiunge il padre, altissimo dirigente Bnl ora in pensione C'è qui la sua famiglia, ci siamo noi. La famiglia, secondo me, è l'unico posto dove un detenuto possa riuscire a reinserirsi. L'unica vera comunità di recupero, chiamiamola così, per chi esce dal carcere».
Il 29 luglio 1976, dopo sette ore di camera di consiglio, i giudici di primo grado condannarono all'ergastolo Izzo, Guido e Ghira (l'unico latitante) per il massacro del Circeo. Le femministe presenti in aula esultarono. Giovani, belli e dannati. Ricchi e spavaldi, fanatici di destra («Ci sentivamo cavalieri in guerra», disse una volta Izzo per descrivere la follia che li animava).
Solo Guido, in appello, ottenne la riduzione e se la cavò con 30 anni. Ma da quel momento, per l'ex studente del San Leone Magno, compagno di classe di Izzo nell'istituto privato più esclusivo di Roma, iniziò un'altra vita, altrettanto pericolosa, fatta di fughe e clandestinità. Nell'81 evase dal carcere di San Gimignano. Due anni dopo fu arrestato in Argentina. Nell'85, dal penitenziario di Buenos Aires, nuova evasione. Poi sei anni di buio, più nessuna traccia. Finchè il 23 novembre del '91 arriva a Panama, con un nome falso e un passaporto libanese pieno di visti. Ad attenderlo ci sono personaggi influenti. Il 2 dicembre in uno studio notarile costituisce una società finanziaria. Ma è solo una copertura, la società in realtà non opera sul mercato però gli serve per ottenere un permesso di residenza e il porto d'armi. Quindi, Guido si trasferisce a La Chorrera, sulla carretera interamericana in direzione del Costa Rica. Abita in una casa bassa, non ancora ultimata che ha a fianco quattro capannoni per l'allevamento di migliaia di polli. Ormai, però, gli investigatori italiani sono sulle sue tracce. Hanno captato una telefonata tra il padre e un alto prelato del Vaticano. Il monsignore usa un linguaggio misterioso: «La mamma sta bene». Poi salta fuori anche un estratto conto con movimenti di denaro consistenti. La sua latitanza dorata termina il 28 maggio 1994. Oggi non c'è più, purtroppo, Donatella Colasanti a cui chiedere un commento su tutta questa storia. Donatella morì a 47 anni, il 30 dicembre 2005, per un tumore al seno. L'ultimo sopruso ricevuto dalla vita. Quando seppe che Izzo, nell'aprile 2005, aveva ammazzato nelle campagne di Mirabello Sannitico, vicino Campobasso, anche Maria Carmela Linciano e sua figlia Valentina, appena una bambina, la superstite del massacro di 30 anni prima tuonò contro la giustizia: «Perché Izzo non era in carcere? Perché la semilibertà?». Aveva scritto per anni al Csm, a tutti i ministri della Giustizia, chiedendo duri interventi per i responsabili. E invece ecco l'unica risposta che aveva avuto: altre due donne seppellite in un campo. «Ma Gianni non è come Izzo », è l'ultima cosa che dicono i genitori di Guido, prima di salutarci. E lo dicono convinti, quasi protestando, anche se sanno che ormai la partita è chiusa.
E tutti in fondo hanno perso.
(Fabrizio Caccia per "Il corriere della sera")
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forse è vero che tutti hanno perso, ma indubbiamente cè chi a perso molto di più.
cè chi ha perso la vita, come la prima vittima Rosaria Lopez, o le altre due vittime di Izzo: Maria Carmela Linciano e sua figlia Valentina che aveva appena 14 anni; stuprate e ammazzate.
cè chi ha perso il futuro, come la sopravvissuta Donatella Colasanti morta di tumore non molti anni fa, con davanti quale giustizia? o come tutti i familiari e gli amici delle vittime; chi ridarà loro gli anni perduti?
e cè chi a perso la dignità:
e quelli siamo noi.
è il nostro paese, che con questa ennesima riprova di giustizia gettata nel vento con quale coraggio potrà guardare negli occhi il resto del mondo?
con quali occhi potrà guardarsi i suoi riflessi allo specchio?
io provo vergogna.
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