in quest' utlimo periodo si è fatto un gran parlare della Storia dell' Arte, così mi è venuta la voglia di mettere per iscritto la MIA storia dell' arte.
c'era una volta una ragazzina di 15 anni, faceva l' Istituto d' Arte di Firenze perchè amava tanto disegnare fumetti e perchè pensava che l' arte fosse bellissima. ma l' arte per lei era piuttosto limitata, anche se non se ne rendeva conto: c' erano molti classici della pittura (Botticelli, Caravaggio..) e qualche scultore (Bernini, Canova).
in questa sua visione dell' arte non era certo presente l' "arte contemporanea"; artisti come Picabia, Duchamp, Ray erano assurdi, inutili.. insomma quelle "cose" le sapeva fare benissimo anche lei!! al massimo c' erano un Dalì e un Magritte, perchè erano così "strani"..
la sua vita era tranquilla, fatta di quelle semplici cose che piacciono/preoccupano tanto le 15enni, e il suo mondo non andava molto oltre la scuola e i compagni di scuola.
poi, un giorno, la sua classe fece una bella gita scolastica a Venezia a vedere il Peggy Guggenheim Museum, e li accadde una cosa inaspettata; li, quella ragazza che vagava vagamente annoiata fra le piccole sale, si trovò di fronte a qualcosa che non si aspettava: improvvisamente svoltando un angolo si trovò di fronte a "Occhi nel Caldo" di Pollock.
quella tela di 137,2 x 109,2 cm fece, in silenzio, lo stesso effetto su di lei di quello che, rumorosamente, fa una bomba che colpisce il suo bersaglio. la ragazza percepì una forza e un' energià quasi violenta in quei colori arruffati; le sembrò che Pollock avesse raccolto l' intero Universo e l' avesse riversato in quegli occhi che adesso la guardavano dritta nei suoi, e quegli occhi curiosi le stavano restituendo quell' intero universo che in silenzio custodivano.
in quell' attimo capì il loro segreto, capì il bisogno degli uomini primitivi di disegnare sulle pareti delle grotte, capì le prospettive arcaiche delle opere del 1200 e le trovò improvvisamente belle, capì quella stranezza di Dalì e Magritte e, inaspettatamente, capì l' importanza assoluta di quelle opere che fino a 5 minuti prima le erano sembrate così "stupide", capì finalmente anche quello che la professoressa di storia dell' arte voleva dire quando rispondeva ai suoi studenti dicendo "si è vero, avreste potuto farli anche voi.. ma non l' avete fatto!"
da quel momento le cose nella sua vita cambiarono per sempre: quell' attimo di consapevolezza così importante si insinuò nella profondità più oscura della sua persona e li vi fece il nido; da li, lentamente ma continuamente, fece crescere le sue radici e nel tempo queste l' avvolsero continuando quel mutamentento iniziale. nel tempo capì che ci sono musiche che ti possono cambiare la vita, capì il cinema, capì che la fotografia non è semplicemente l' atto di uno scatto, capì la scultura e l' architettura, e soprattutto capì l' importanza dei colori. i colori.
i colori presero piano piano il sopravvento nella sua vita, prima sui i suoi capelli che si tinsero di tutte le sfumature dell' arcobaleno, e poi su tutto il resto, e il suo guardaroba, da allora, diventò una tavolozza. si appassionò alla fotografia e anche in quel caso le diventò impossibile fotografare in bianco e nero perchè le sembrava di mascherare la bellezza del mondo.
il mondo stesso si colorò di mille colori nuovi, i colori del sogno, della fantasia, della bellezza. il mondo, il suo mondo, diventò molto più grande di una semplice scuola, e incredibilmente interessante.
e tutto questo grazie a quel quadro, neanche troppo famoso.
tutto grazie a Pollock.
e adesso ditemi che l' Arte non è importante.
[Pollock non applica più il colore con il pennello, ma lo spreme direttamente dal tubetto sulla tela, lo spinge e lo spande con arnesi smussati per creare una crosta spessa e irregolare. Lo sguardo scorre su larghe strisce di colore che piombano, sbandano, ripiegano, si alzano e cadono aritmicamente su tutta la superficie. Qua e là appaiono occhi intenti di creature nascoste, a imitazione, nel loro brulichio, dell’incessante movimento degli occhi dell’osservatore.]
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